Riflessioni sulla violenza

Recensione del flash show GAME IN PROGRESS – Amy-d Arte Studio

articolo di Andrea Lacarpia

 

La violenza fisica e psicologica degli uomini nei confronti delle donne, specie in ambito domestico, negli ultimi mesi è tornata ad essere argomento di pregnante attualità, non tanto per un calo o aumento del fenomeno, ma per le difficoltà che riscontra la politica di oggi nell’ideare e far approvare nuove norme che puntino alla diminuzione degli atti violenti, i quali si manifestano con una vasta gamma che va dai casi più lievi a quelli estremi come l’omicidio. Nell’ambito della politica e del diritto, fossilizzati in una secolarizzazione delle istituzioni democratiche, spesso l’unica strada possibile è la repressione della violenza tramite l’inasprimento delle pene carcerarie, come se essa non fosse solo un provvisorio palliativo. L’esperienza civile dell’uomo di ogni epoca insegna che ogni male è sintomo di un malessere, curabile attraverso una presa di coscienza, ovvero gettando luce sugli aspetti psicologici che stanno alla base dell’agire sociale. La lettura del mito e della storia può essere d’aiuto: nella storia dell’uomo si sono sempre fronteggiati due tipi di civiltà, spesso in lotta per il predominio di una sull’altra: una legata alla polarità virile e alla stabilità della tradizione, l’altra femminile più prossima alla visione ciclica dell’esistenza, ricalcata sui ritmi naturali. Se nella mitica età dell’oro l’umanità godeva di una gerarchia spontanea, per la quale non c’era bisogno di atti violenti finalizzati all’estensione o all’usurpazione del potere, successivamente si attua una sorta di scissione: il dono del libero arbitrio ha fatto sì che l’uomo possa desiderare ciò che non gli appartiene, animato da sete di conquista e di comando, fino ad arrivare all’attuale civiltà dei consumi, nella quale il possesso è un valore superiore ad ogni altro. La lotta di polarità diverse, sotto forma di ruoli, è leggibile in tuttta la storia dell’umanità, e si rispecchia nell’ambito quotidiano e domestico sotto forma di disagi e malesseri difficilmente superabili in una società come quella attuale, dai funzionamenti meccanici e senza alcuna visione trascendente. Nella coppia, che sia essa eterosessuale o omosessuale (la questione delle polarità è un fatto non solo biologico, ma soprattutto culturale e psicologico), si incontrano volontà di dominio e remissività, non necessariamente legate all’uomo e alla donna, entrambe accompagnate da una profonda sofferenza. Senza un giusto ordinamento sociale, la virile volontà di controllo sulla natura e la femminea accettazione dei ritmi naturali, tramandate dal mito, da proprietà positive e costruttive divengono sopraffazione violenta l’uno, e annullamento della volontà l’altra.

 

Come consuetudine per Amy-d arte spazio, il progetto “The Game In Progress” è stato strutturato con una coerenza narrativa che, come nello svolgimento di un sogno, si sviluppa per figure. Pur avendo ognuna un proprio particolare senso, le immagini assumono un ulteriore significato in virtù delle connessioni tra esse. In questo progetto, svoltosi in una serata, sono stati sapientemente dosati elementi rappresentanti gli stereotipi dei ruoli sessuali, visti nella loro peggiore degradazione, e sorprendenti allusioni alla magia, vista come chiave per risolvere i conflitti interiori e sociali in una nuova coscienza che risolve le polarità in un territorio neutro, una sorta di nuova età dell’oro nella quale il desiderio torna ad essere poesia. Le violenze domestiche vengono raccontate in chiave drammatica nella performance di Giovanna Lacedra, nella quale la performer, ispirata dai racconti di Sylvia Plath, inscena i conflitti interiori di una donna che, assumendo il ruolo della sposa eternamente innamorata del suo uomo, qui rappresentato da Roberto Milani eccezionalmente in veste di attore, accetta da esso ripetute violenze pur di sentirsi protetta dal mondo esterno: bloccata in un contesto domestico follemente violento e rassicurante nello stesso tempo, nel quale il ritmo quotidiano del tempo, qui rappresentato da una clessidra, non è più naturale ciclicità delle giornate, ma è solo disperata alienazione dal mondo reale. Sempre gli stereotipi uomo-donna nei loro aspetti meno edificanti, appaiono nelle fotografie legate al progetto “Se tu fossi me” di Maria Sara Cetraro e Serena Giardino, nel quale con ludica leggerezza si propongono momenti di “scambio dei ruoli”, per fare in modo che ognuno possa comprendere meglio l’altro, non con le parole ma con l’esperienza concreta. Tale inversione giocosa in passato era parte integrante di alcune feste pagane, dalla forte valenza misterica, che oggi può essere letta solo in chiave scherzosa per via della meccanicità materialista alla quale è pervenuta la civiltà occidentale.

La magia, intesa come forza primordiale che attraverso l’immaginazione creativa trasforma il dramma in poesia, irrompe con il teatrale ingresso di un illusionista nella sala espositiva di Amy-d, il quale immagina una donna disegnandone la sagoma su un piccolo foglio, poi posto all’interno di una gabbia vuota, nella quale improvvisamente compare la donna desiderata: come nella storia di Pigmalione narrata da Ovidio, se l’uomo si rivolge con fiducia alle forze sovrannaturali incarnate dalle divinità (nel suo caso Afrodite), l’immaginazione può essere creatrice della realtà anche nei suoi aspetti più fisici.

Forse chiave dell’intero progetto, su una parete della galleria è esposta un’opera di Stefano Plessi degli anni ’80 raffigurante una gabbia contenente dell’acqua, la quale ricorda la gabbia dell’illusionista. L’opera di Plessi, intensamente lirica ed esteticamente appagante, rappresenta un’ottima sintesi alchemica degli elementi maschile e femminile, nella quale l’acqua è l’indomabile forza dei cicli cosmici, della morte e rigenerazione, delle albe e dei tramonti, dell’inconscio e delle potenze telluriche. L’elemento umido che per l’azione delle leggi fisiche dovrebbe uscire dalla gabbia, trova invece in essa il limite, la protezione e la quiete. La coppia compie così il magistero della natura risolvendo i rispettivi attriti, rispettando le differenze e nello stesso tempo adattandosi all’altro per completarlo, in un’azione sovrannaturale, o magica, che le persone romantiche chiamano amore.

 

GAME in progress

12 sept_14 sept 2013

opening 12 settembre ore 18.30

AMY-D Arte Spazio

Via Lovanio 6 – Milano

 

 

Giovanna Lacedra - foto di Pablo Peron
Giovanna Lacedra – foto di Pablo Peron
Giovanna Lacedra - foto di Pablo Peron
Giovanna Lacedra – foto di Pablo Peron
STEFANO  PLESSI  coll. privata   GRENOBLE 1970
STEFANO PLESSI coll. privata GRENOBLE 1970

Il video di The Game Business and Manipolation, progetto dal quale è partito il successivo sviluppo The Game in Progress