Ala Dehghan alla Galleria Otto Zoo . recensione di Andrea Lacarpia

Ogni viaggio è uno spazio-tempo tra una partenza e un arrivo, un’origine e un presente proiettato al futuro. La mostra di Ala Dehghan alla Galleria Otto Zoo ci parla di come questo tragitto sia carico di materiale che, sedimentato nella memoria, può essere metabolizzato per legare insieme i frammenti in narrazioni unitarie nonostante la distanza che li separa.

Materiali molto diversi tra loro, immagini detriti e materiale organico, raccolti a Teheran, città nella quale l’artista è nata, e New York, città in cui vive oggi, sono destrutturati e ricomposti in leggeri fogli plastificati particolaramente stratificati, in parte trasparenti, allestiti nello spazio di Otto Zoo come vele o quinte sceniche che proiettano in un mondo fatto di ricordi e percezioni, stati d’animo e affetti. Come proiezione interiore, il tutto fluttua alleggerito dal peso materiale, componendo velature che percorrono la galleria rivelando diverse forme e figure a seconda del punto di vista, inserite all’interno di un cosmo di macchie, colori polverizzati, filamenti e glitter. L’allestimento rende visibili tutte le opere su entrambi i lati, infatti esse non presentano un retro nascosto, ma sono realizzate in modo da farne fruire entrambi i lati, andando a rimarcare il rapporto che lega partenza e arrivo, luogo dei ricordi d’infanzia e città in cui l’artista vive la sua età adulta.

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ALA DEHGHAN

Jump-Cut to Eyeline-Match: Forgetting the Sound of Her Voice

In collaborazione con Maria Carpaneto Albani

Fino al 30 gennaio 2016

Otto Zoo

Via Vigevano 8 – 20144 Milano

Mercoledì – Sabato, 14–19

(Chiusa dal 23 dicembre 2015 al 6 gennaio 2016)

Tel. +39 02 36535196 – [email protected]

www.ottozoo.com