A Former Relation in galleria Villa Contemporanea . recensione di Chiara Balsamo

Un ordine magico domina gli spazi della galleria Villa Contemporanea che ospita fino al 14 marzo 2015, il progetto “A Former Relation”, un’esplorazione delle attuali forme della scultura volte soprattutto alla ridefinizione del concetto di materia come una sorta di “esperienza imprevista”. Il dialogo tra le opere degli otto artisti selezionati agisce trasfigurando lo spazio in una moderna camera delle meraviglie: i dispositivi qui presentati si attivano reciprocamente in un percorso sospeso fatto di fragili equilibri tra astrazione e figurazione, natura e artificio, memoria e percezione.
Come una sconosciuta pietra meteorica, l’argilla nera di Lorenza Boisi è una ricerca sui limiti della materia e sulla metamorfosi delle forme. L’interesse per le tecniche tradizionali e una forte volontà sperimentatrice ha portato l’artista a incrementare la temperatura di cottura provocando così una trasformazione dell’argilla verso un materiale ibrido, simile ad una lega metallica. La figura del meteorite ritorna più esplicitamente nell’opera La gravità vale per tutti anche per chi la conosce di Mario Scudeletti. Attraverso un’operazione di riappropriazione di reperti di arredo scolastico, l’artista presenta una scultura composta da un banco attraversato da un imponente blocco. La rete di metafore generate dall’oggetto sollecita proiezioni inconsce e sentimenti contrastanti tra ciò che appartiene alla sfera della memoria e l’apertura ad immaginari possibili e conturbanti.
L’ordine spontaneo di Andrea Magaraggia si affida al potenziale sospeso di un materiale imprevedibile come il poliuretano espanso e affianca la riflessione formale al concetto di apoptosi. In biologia l’apoptosi indica una forma di morte cellulare programmata dall’organismo e analogamente la volontà di controllo dell’artista interferisce nelle fasi di espansione del poliuretano generalmente determinate da un principio di casualità.
In un gioco di rimandi tra i diversi linguaggi e media, Eugenia Vanni presenta un dittico pittorico: un ritratto di argilla in cui la pittura diviene strategia estetica per rappresentare una fase preliminare del processo di modellazione e la volontà di restituire indipendenza al materiale scultoreo da qualsiasi potenziale umano.
L’universo ironico e concettuale di Claudio Corfone si focalizza in questa occasione sul tema classico di Belvedere creando una struttura che immobilizza lo sguardo verso un’ipotetica linea di orizzonte fatta di elementi minimali e “Arbre Magique”. Un’idea di paesaggio è sviluppata anche dall’opera di Eracle Dartizio. La serie di sculture in bronzo di piccolo formato suggerisce una possibilità di catalogazione e mappatura del territorio brianzolo partendo dalle forme generate da pozzanghere nel suolo urbano.
In ST03 di Daniele Carpi la struttura anatomica della testa viene sovrastata da superfici distorte, generate dal manifestarsi di forze vitali interne alla forma e che operano in opposizione al pensiero razionale. Infine, privati del loro ruolo originario, gli oggetti di Francesca Ferreri assumono una nuova valenza attraverso una sorta di dispiegamento temporale che ne altera l’aspetto morfologico. La scelta di rielaborare oggetti preesistenti riporta ad un’idea di sviluppo organico e di atto di creazione come momento in cui la materia inerte si rivela forma vivente.
All’interno delle sale difficilmente ci si focalizza su un’unica opera. Le otto visioni poetiche della scultura si fondono in dialogo con lo spazio creando un territorio onirico che riporta la scultura ad una dimensione temporale e materiale rivelando nuovi mondi possibili e visionari.

Chiara Balsamo

Opera di Daniele Carpi
Opera di Daniele Carpi
Opera di Eracle Dartizio
Opera di Eracle Dartizio
Opera di Andrea Magaraggia
Opera di Andrea Magaraggia
Opera di Lorenza Boisi
Opera di Lorenza Boisi
Opera di Francesca Ferreri
Opera di Francesca Ferreri
Opera di Mario Scudeletti
Opera di Mario Scudeletti
Opera di Claudio Corfone
Opera di Claudio Corfone
Visione d'insieme
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