24000 bc al MARS . recensione di Andrea Lacarpia

24000 bc al MARS . Recensione di Andrea Lacarpia

Come è stato tra l’800 e il ‘900 con le esperienze dell’Arts and Crafts e il Bauhaus, negli ultimi anni le arti visive tornano a misurarsi con gli aspetti artigianali e funzionali dell’arte, in particolare suggeriti dalle arti applicate, dal design e dall’architettura, reagendo così alla crisi della tradizione idealistica che vede l’arte come espressione della totale libertà dell’individuo che plasma il mondo con le proprie mani, o meglio con la propria immaginazione, trascendendo la natura nella sua concreta inevitabilità.
Tale visione dell’arte come modalità espressiva totalmente slegata dalla realtà, spesso accompagnata dall’immagine dell’artista come sognatore, viene puntualmente smentita dalla pratica che, necessitando della manipolazione di materiali, deve inevitabilmente rapportarsi con i limiti degli stessi.
Trasformando lo spazio di Mars in una sorta di arcaica e accogliente grotta, la mostra 24000 bc apre diverse riflessioni su dei temi caldi della contemporaneità, in particolare la necessità di riconfigurare in modo realistico il rapporto dialettico tra la fisicità materiale e l’interpretazione soggettiva di chi osserva e manipola l’ambiente circostante.
Le opere in ceramica di Lorenza Boisi, Concetta Modica e Eva Reguzzoni, tre artiste dalle diverse personalità ma accomunate dall’amore per questo materiale dalla lunghissima storia, sono disposte regolarmente nello spazio di Mars, dalle pareti dipinte con innumerevoli segni dai colori lievi e luminosi. Come fossero reperti archeologici, alcune sculture sono poste su supporti che le isolano convogliando l’attenzione su di esse.
L’arcaico rapporto insieme di dipendenza e libertà che intercorre tra l’uomo primordiale e le necessità naturali emerge nelle scabrose difficoltà della tecnica ceramica, una tradizione artigianale che, pur nei limiti più rigorosi, dona una vasta gamma di possibilità espressive.
Eva Reguzzoni ha utilizzato una semplice fiamma per cuocere piccolo vasellame dalla colorazione brunita e dalla finitura opaca che assorbe la luce, contenente diversi materiali a rimarcare il più semplice utilizzo del vaso come forma che accoglie e contiene, funzione dai forti rimandi simbolici, molto presenti in particolare nell’immaginario alchemico e nella cabala.
Parte di una grande installazione di Lorenza Boisi, composta da innumerevoli pezzi ceramici, è ricomposta nello spazio di Mars formando una zona dalla vivace vibrazione cromatica. Ispitata dai mosaici d’epoca romana che rappresentavano gli avanzi dei cibi caduti sul pavimento, in questo gruppo di sculture l’artista ha utilizzato gli avanzi della lavorazione ceramica dei vasi per modellare piccoli frutti da disporre sul pavimento come fossero gli astri di una costellazione terrena.
Infine, le sculture di Concetta Modica presentano forme più definite e iconicamente riconoscibili, in particolare una colomba e una candela amplificata di dimensione, oltre ad una misteriosa forma tra l’organico e il geologico.
Il colpo d’occhio rivela tre diverse modulazione della luce, dall’opacità delle ceramiche di Eva Reguzzoni alla preziosa lucentezza delle sculture di Concetta Modica, passando per la tattile sinuosità delle ceramiche di Lorenza Boisi, rendendo evidente come la tradizione artigianale non sia solo regola limitante, ma anche vasto campo nel quale esercitare la propria libertà individuale senza rinunciare all’irripetibile gradazione della propria particolare sensibilità.

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24000 bc – Lorenza Boisi, Concetta Modica, Eva Reguzzoni

Apertura su appuntamento

MARS

Via Guido Guinizzelli 6 – Milano

www.marsmilano.com