Mario Scudeletti da Villa Contemporanea . recensione di Andrea Lacarpia

Mario Scudeletti da Villa Contemporanea . recensione di Andrea Lacarpia

Nella sua mostra personale alla monzese galleria Villa Contemporaea, Mario Scudeletti maneggia sapientemente alcune icone tipiche dell’età medioevale, in particolare santi e stendardi, organizzandoli in un racconto che, come un mutus liber contemporaneo, tramite immagini allegoriche descrive le contraddizioni della modernità.

Il colore dello stendardo, oggetto che tradizionalmente rappresenta il sistema di valori nei quali si rispecchia una specifica comunità, nell’opera di Scudeletti passa dall’oro di un’età aurea perduta al nero oscurante del nichilismo che, profetizzato da Friedrich Nietzsche nella sua trasvalutazione dei valori, negli ultimi decenni è divenuto parte integrante dello stile di vita nel mondo occidentalizzato.

La prima sala espositiva è interamente occupata da più stendardi posti sul pavimento a formare una forma geometrica che, suggerendo il movimento rotatorio, ricorda un simbolo solare. Nella ruota l’età del mito, simboleggiata dal tessuto dorato, gradualmente si annulla lasciando spazio solo alle tenebre di un’umanità che ha perso il contatto con la sua matrice naturale, quindi lontana dalla dimensione del sacro. Per spostarsi all’interno della sala, il visitatore è tenuto ad attraversare l’installazione superando i bastoni degli stendardi, in questo modo l’artista sembra voler rendere più esplicita la partecipazione di ognugno nei processi storici, siamo quindi parte integrante della costante evoluzione dei tempi. Dentro la forma stellare ottenuta al centro della sala, è l’elemento naturale ad essere posto al centro come chiave di volta che sovrasta le contraddizioni delle vicende umane. Tra gli stendardi, un cumulo di terra ospita un teschio dal quale escono delle margherite, indicando con un’immagine genuinamente universale le peculiarità rigenerative della natura. In un angolo, una bandiera arrotolata e sigillata comunica in modo chiaro l’impossibilità di sentire una volontà comune nell’epoca dell’atomizzazione sociale in un’illusoria libertà individuale.

Se la prima sala presenta l’attualizzazione dell’immaginario cavalleresco, la seconda sala, più raccolta, è dedicata ai santi come figure che fanno da tramite tra la soggettività umana e l’oggettività naturale. Le pareti sono interamente occupate da una tappezzeria dominata da un pattern che moltiplica l’immagine di una pianta carnivora nell’atto di cibarsi di un animale. L’evoluzione naturale è dominata dalla violenza dei salti evolutivi e la tappezzeria di Scudeletti ricorda che l’ordine naturale, che precede l’uomo e con il quale l’uomo deve interfacciarsi, è anche lotta per la sopravvivenza.

Sulle pareti sono appese immagini fotografiche di volti con gli occhi chiusi, abbandonati nella dimensione ancestrale dell’interiorità più profonda, e per questo circondati da una sorta di aureola formata da elementi naturali e da un mistico fondo oro.

Nella mostra di Mario Scudeletti emerge una visione critica nei confronti dell’azione umana, che ha compiuto il suo ciclo distruttivo ma che fa comunque parte del necessario disegno evolutivo della natura, ed emerge anche la fiducia nei confronti dell’ascetismo, una condizione di ricettività attraverso la quale ritrovare la natura come centro dell’essere, unica verità indeformabile dall’arbitrarietà delle interpretazioni che spingono l’occidente verso il suo tramonto.

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Fino al 4 luglio 2015

VILLA CONTEMPORANEA – Via Bergamo 20 – Monza

da MARTEDI’ a SABATO dalle ore 15 alle 19

www.villacontemporanea.it