Un principio di indeterminazione – Il gruppo VVVB e lo spazio omonimo

UN PRINCIPIO D’INDETERMINAZIONE. IL GRUPPO VVVB E LO SPAZIO OMONIMO
articolo di Salvatore Davì

VVVB, Senza titolo, scultura di argilla, 2011, foto Mara Marchisio

 

La formulazione dell’identità avviene per mezzo di una negoziazione con la comunità e con il luogo di riferimento; l’identità non è dunque un concetto statico ma un processo agonistico che valica le trincee delle definizioni nette. C’è dunque uno scollamento tra la tassonomia e ciò che agisce al suo interno, per cui, nella costruzione di un’identità, si registrano azioni e fatti che possono disinnescare il meccanismo intrinseco della regola (il nomos); in questo modo il codice si sgretola e l’individuo diventa il soggetto che mette in discussione un codice. Questo è il caso di VVVB, gruppo artistico nato a Bologna nel 2011. La parola VVVB è allo stesso tempo un codice visivo e un codice linguistico (privo di corretta pronuncia), si posiziona ambiguamente tra l’oralità e il sistema di scrittura, dunque non ha uno spazio semantico definito nel quale addomesticare un unico significato; la scelta di questa parola-segno equivale ad un manifesto d’intenti che rappresenta il gruppo al di là delle personalità individuali, e mira a rappresentare il semplice processo di costruzione del gruppo. Esso è definito dai suoi componenti come un “gruppo aperto formato da artisti anonimi”. L’anonimato sembra però non essere una regola inderogabile ma rappresenta solo l’esigenza di porre l’opera d’arte al centro dell’attenzione come manifestazione necessaria, come urgenza di cui l’artista è interprete indipendentemente dal suo nome.

L’attività di VVVB si presenta eterogenea e nel 2012 il gruppo decide di aprire uno spazio dove far convergere i propri lavori e quelli di altre realtà bolognesi e non.

 

 

(S. D.) Come e perché è nato VVVB? C’è una ricerca che vi unisce trasversalmente?

 

(VVVB) Il gruppo nasce da un normale rapporto di amicizia, avendo frequentato assieme l’Accademia di Bologna, e dal conseguente confronto di idee e dei lavori. Abbiamo così avuto modo di riscontrare idee condivise sull’arte e sulla vita in genere.

Tale sodalizio prende corpo proprio col fine di valorizzare questa comunanza di intenti e di esigenze, e per poter favorire lo scambio e la contaminazione di idee tra di noi. Per cui è la ricerca in se che è trasversale e ci unisce, pur nelle differenze che manteniamo in quanto individui.

VVVB non è nato, si è ricordato di esistere.

 

(S.D.) Perché l’anonimato?

 

(VVVB) Non si tratta di un vero e proprio anonimato, teso a creare inutili aloni di mistero attorno agli autori, ma di un modo per far si che la percezione dell’opera sia limpida il più possibile e per evitare che si fraintenda il “senso” del lavoro associandolo alla personalità dell’artista e alle sue vicende private. Questa indeterminazione autoriale, inoltre, ci consente di spaziare, tra diversi linguaggi espressivi, (quando ritenuto necessario) e di concepire eventualmente le opere come dei lavori di gruppo, senza che ci si debba preoccupare di prestar fede ad un principio di riconoscibilità.

 


VVVB, Senza titolo, acrilico su PVC, 2012

 

(S.D.) Tra i vostri progetti c’è un bestiario fatto di immagini e testi che interagiscono tra di loro. Quale processo unisce l’immagine alla scrittura?

 

(VVVB) È un processo basato sulla pura suggestione. Potremmo descriverlo come un vero e proprio scambio (quasi in senso tennistico), dato che ci siamo divisi i compiti; uno disegna, l’altro scrive. Di conseguenza il testo si sviluppa sulle sensazioni che il disegno produce, tentando, a partire da queste impressioni, di dare una storia ai vari animali, fornirli di abitudini e comportamenti. Ma anche il testo, una volta elaborato, proprio in virtù di queste dinamiche di suggestione reciproca, contribuisce a creare un nuovo disegno dello stesso animale, in una veste che non era stata concepita originariamente. Si tratta di un lavoro che durante la realizzazione riserva continue sorprese ed esiti imprevisti, e che noi stessi impariamo a decifrare di volta in volta.

 


VVVB, Lapiscaricacacciatrice, dal “Bestiaro”, biro su carta, 10×15, 2012

 

«Oh, leggitor di quoqua funa, velar non potti, al solco punto, il peggior conto d’onimale di tutto il nimaliere. Mi dispienta di vocarti un sì malstizio patio, ma coscienziare devi che gli onimali non son di tutti rosei e fiordi, ben solunque anche nimalo di cupezza e mattatoio. E in espicace fatto ti recenso la più sangularia delle bestie, la lapiscaria cacciatrice. Il solinomio ti ghisa l’umor negli scoletti! Oleastra, borbaginosa creatura. Immonda si slevra gli sparugli e fetulanti crocchi si enfiano losi dalle nuspule. Né lumi v’espano, né globuli. Nel brumo scolorar dello sceano ella s’accucchia, strovìna e fornicola mille altre e similarie figlie. E cosa assai più trama è che non tonni, né pèscioli o folpetti si mastisce. No, è l’òmino il suo panzo prefolito! Ora, taluno può arguziare che vasterebbe tenersi adornati dallo sceano per protelare le cutenda. Ornò, responso, poi che la lapiscaria ben s’acciabatta sul seccume. Niuno uomano pote scapolare! Ella ti noschia fin da trigliaia, forse frilioni di paschi, ti scuffia e ti sconza nell’accucchio, ove che sia. A chel ponzio, leggitore, t’ho lacrimato assai, perché lapiscarie l’òmino spanzano ancora vivio e calumante! Ella, avanzi, ti sbigola l’ortatura, melzo dopo melzo. Seguitando, principia a crapolare lo stivame con orrenda festizia, e ti costringe a lumirare, poi che sei brancolato e nulla puoi. E allora recide pestilente ad arognarti tutto, e tu stipiti, stipiti e ti rimesti nel tuo mermo. Ti tramena il mollume fino a farti decretare dallo spaurame. Sei un fordello di cagni ormai, untuoso del tuo stesso lerfo, ma puoi per giunco coscienziare talquando! Lei, però, non ha finizio. Ti caverà le numazioni, ancona e ancona e, dopo averti vermato lo sfinterno, si masserà, cafra, sulle tue rimanenze. Ouàddati, òmino, dalla lapiscaria.»

 

 

(S.D.) Dove si trova il vostro spazio espositivo?

 

(VVVB) Lo spazio espositivo VVVB si trova a Bologna, in via Stalingrado 59, presso lo spazio Senza Filtro.

 

(S.D.) Come funziona la gestione economica per un gruppo ‘orizzontale’ come il vostro?

 

(VVVB) Non ci sono soldi. Non riceviamo alcun finanziamento, né pubblico né privato. La gestione dello spazio viene portata avanti con le proprie forze, tentando di spendere il minimo necessario per eventuali materiali (chiodi, tempera da muro, faretti, eccetera).

 

(S.D.) Quale corrispondenza c’è tra il gruppo VVVB e lo Spazio VVVB?

 

(VVVB) Lo spazio VVVB è una specie di galleria gestita dal gruppo. È un posto che ci siamo voluti dare, sia per poter realizzare opere più ingombranti e che dialogassero con un luogo specifico, sia, più semplicemente, per mostrare il nostro lavoro e quello di altri artisti, evitando di legare la fruizione delle opere alle logiche di mercato.

 

(S.D.) La gestione di uno spazio espositivo vi permette di ricoprire il ruolo comunemente assegnato a galleristi e a curatori. Questa contaminazione quanto influisce sul vostro lavoro artistico?

 

(VVVB) In realtà influisce poco. Il ruolo di galleristi è limitato al fornire lo spazio espositivo agli artisti; lo spazio VVVB non è una galleria nel senso commerciale del termine. In secondo luogo, non entriamo nel merito dell’allestimento delle mostre altrui, e le nostre cerchiamo di organizzarle con criterio. Ma non possiamo dire di svolgere le stesse funzioni di un gallerista o di un curatore. Anche per quanto riguarda i testi delle varie esposizioni, quando siamo noi ad occuparci della loro stesura, questi non possono essere considerati strettamente dei testi critici; sono piuttosto delle riflessioni sulle opere. Ci limitiamo a svolgere delle basilari attività di gestione, che comunque sottolineano l’importanza della cooperazione e dell’unità di intenti, soprattutto in campo artistico.

 

(S.D.) qual è il taglio dello Spazio VVVB?

 

È difficile definire con precisione il taglio del nostro spazio. Non esistono criteri, piuttosto si tratta di riconoscere nei lavori un certo grado di necessità e intenzioni che condividiamo.

 


VVVB, Senza titolo, installazione di sale, Mostra d’inaugurazione Spazio VVVB, novembre/dicembre 2012, foto Mara Marchisio

 


Mostra d’inaugurazione Spazio VVVB, novembre/dicembre 2012, foto Mara Marchisio

 


Spazio VVVB, mostra “In volo/in terra”, Laura Bisotti, Francesco Geronazzo, dicembre 2012/gennaio 2013, foto Laura Bisotti