Nel suo incessante moto all’interno della dimensione dell’infinito, il cosmo è insieme sinonimo di completezza e mancanza di fissità, di assoluto e divenire temporale. Negli astri è iscritto l’immenso archivio dell’esistenza, composto da un linguaggio da decifrare.
Il titolo dell’esposizione di Carlo Guaita alla RitaUrso Artopia Gallery rimanda da subito alla dimensione astrale. Nella mitologia greca Urania è la musa dell’astronomia ed essa compare in mostra in un suggestivo collage che la presenta con gli strumenti per la misurazione astronomica, ma con la figura quasi totalmente oscurata da un rettangolo nero. Il linguaggio degli astri si mostra quindi come un mondo di segni da misurare e interpretare, ma con un’ermeneutica affine all’intuizione più che alle regole linguistiche comuni.
Il nero compare in quasi tutte le opere, con una vasta gamma di riflettenza e opacità data dai diversi materiali utilizzati dall’artista, delineando un mondo notturno che attraverso l’oscurità fa filtrare rivelazioni in sottili accenni e microvariazioni. Più che nascondere, nelle opere di Guaita il nero si pone come materia prima che contiene il grado massimo di luce condensata, origine di un cosmo che contiene in sè ogni possibilità linguistica.
Le lettere dell’alfabeto dialogano con l’oscurità come fossero simboli di pianeti e di divinità celesti che, messe in relazione tra loro, possono dar vita ad un’infinita gamma di possibilità semantiche.
Sulle pareti le opere rimandano a nebulose esplosioni primordiali, con stratificazioni di materia e lettere disposte come misteriosi rebus. Sul pavimento, diversi quaderni sono legati insieme da una corda elastica che ne sigilla il contenuto agevolando l’apertura delle facoltà immaginative di chi li osserva.
Carlo Guaita – URANIA
a cura di Saretto Cincinelli
Fino al 22 gennaio 2016
RITAUSO, via Lazzaro Papi 2, Milano
artopiagallery.net