Vizio di forma | recensione di Costanza Sartoris

Vizio di forma | recensione di Costanza Sartoris

 

Resterà aperta fino al 3 luglio la mostra Vizio di forma curata dal collettivo dei giovani Out44 per la sezione Under 35 della 57esima Edizione del Premio Bice Bugatti – Giovanni Segantini.

Il titolo dell’esposizione riprende il vizio di forma giuridico, un errore formale in grado di rendere annullabile un atto, che è stato trasposto in ambito artistico attraverso una selezione di opere che presentano delle discordanze formali rispetto alla concezione classica di pittura.
Difatti, è già da diversi anni che la divisione canonica tra le arti sta perdendo la sua forza tradizionale generando delle forme espressive nuove e ibride, identificabili sotto l’ampio cappello delle cosiddette arti visive. Questo fenomeno ha generato problemi non solo per i critici e gli studiosi di storia dell’arte, che non sanno più come definire certe tipologie di opere, ma anche per gli stessi artisti, che si trovano a studiare nelle accademie cercando di definire il proprio stile per mezzo di etichette prestabilite (pittura, scultura, decorazione…) che non sempre sono in grado di individuare in modo corretto il percorso di ricerca del singolo.
Vizio di forma presenta così una serie di dieci opere eterogenee che si pongono sul limite del concetto canonico di pittura, riflettendone alcune delle tante derive odierne.

L’opera di Virginia Dal Magro si trova a dialogare con quella di Chiara Sorgato. La prima lavora sul concetto di memoria trasformando e annichilendo i soggetti delle sue fotografie attraverso tecniche di calcografia che ne deformano o cancellano i tratti. Chiara Sorgato utilizza invece la pittura a olio per esprimere in modo surreale i dogmatismi legati al sentire comune, offrendo al pubblico una doppia chiave di lettura del suo operato grazie ai testi poetici che li accompagnano.
Su altri due livelli di ricerca si pongono i lavori di Umberto Chiodi e Aldo Sergio. Umberto Chiodi lavora con il gesto primo della pittura, il disegno, che presenta la propria forza nel suo essere analogico e plastico poiché usato spesso dall’artista in collage e assemblaggi. Viceversa Aldo Sergio riflette sulle differenze che intercorrono tra l’analogico e il digitale offrendo al pubblico immagini pittoriche che presentano dei simpatici e improbabili scarti legati al mondo della tecnologia, ponendolo così di fronte a una visione critica del mondo che ci circonda.
Ancora, ci sono le opere apparentemente oscure di Dario Maglionico e Alberto Finelli. Il primo esplora il mondo del ritratto attraverso lo studio di persone raffigurate in cupi ambienti domestici mentre sono alla ricerca di se stesse: infatti, è solo nel buio che si possono scorgere nuove luci e colori in grado di dare senso alle ombre che ci circondano. Alberto Finelli presenta invece la sua ricerca con un deciso allontanamento dal gesto pittorico originale che lo porta a un totale capovolgimento della stessa pittura. Difatti, l’immagine pittorica presentata non è frutto del gesto demiurgico e tradizionale dell’artista, ma è una citazione che è stata manipolata e infine riprodotta per mezzo di un collage a mosaico di moquettes posto a terra orizzontalmente.
I lavori di Thomas Scalco, Jessica Ferro e Adi Haxhiaj portano invece lo spettatore a riflettere sul senso comune di prospettiva. Thomas Sclaco presenta infatti una ricerca pittorica basata sull’idea di connessione ed equilibrio visivo legata al concetto di rappresentazione prospettico-geometrica. Jessica Ferro lavora invece su un piano più materico dove il supporto diventa uno spazio narrativo che ricorda il libro, mentre le scalfitture e i collages di polveri di caffè o altri elementi naturali prendono il posto delle parole. Infine l’opera di Adi Haxhiaj si sviluppa nello spazio alla stregua di una scultura, presentando una serie ritmata di reti metalliche su cui restano frammenti di pittura che acquistano senso solo per mezzo della volontà del visitatore di comprenderli interamente con lo sguardo, occupando lo spazio ed esplorando l’opera nella sua interezza.
Conclude la mostra l’opera site specific di Aldo Lurgo che si presenta come un atelier dove l’artista può muoversi liberamente per creare nuovi mondi e possibilità, in un rapporto sinergico con gli spettatori, lo spazio e il tempo dell’azione creativa.

 

adi haxhiaj
adi haxhiaj
adi haxhia
adi haxhia
Alberto Finelli
Alberto Finelli
Aldo Lurgo
Aldo Lurgo
Aldo Sergio e Umberto Chiodi
Aldo Sergio e Umberto Chiodi
Aldo Sergio
Aldo Sergio
Aldo Sergio
Aldo Sergio
Chiara Sorgato
Chiara Sorgato
Chiara Sorgato
Chiara Sorgato
Dario Maglionico e Alberto Finelli
Dario Maglionico e Alberto Finelli
Dario Maglionico
Dario Maglionico
Jessica Ferro
Jessica Ferro
Thomas Scalco
Thomas Scalco
Umberto Chiodi
Umberto Chiodi
Virginia dal Magro
Virginia dal Magro
Virginia Dal Magro
Virginia Dal Magro

 

Vizio di forma

A cura di Out 44

Artisti: Umberto Chiodi, Virgina Dal Magro, Jessica Ferro, Alberto Finelli, Adi Haxhiaj, Aldo Lurgo, Dario Maglionico, Thomas Sclaco, Aldo Sergio, Chiara Sorgato

Fino al 11 luglio 2016

Villa Vertua – via Giuseppe Garibaldi – Nova Milanese