Tra le cose trasparenti di Francesco Surdi. Con intervista a Ida Parlavecchio

Tra le cose trasparenti di Francesco Surdi.

Con intervista a Ida Parlavecchio

Articolo di Salvatore Davì

 

Le Galleria Vannucci di Pistoia ospita le ‘cose trasparenti’ di Francesco Surdi. Il progetto, a cura di Ida Parlavecchio, mostra la ricerca del giovane artista siciliano, il quale porta avanti un percorso che colloca le opere nella cortina che separa il visibile dall’invisibile; i lavori di Surdi sembrano varcare i confini dell’immagine come se volessero mancare tutto, come se volessero sottrarsi ai gesti, alle forme e ai luoghi; al contempo essi persistono e sembrano stare immobili, come delle sentinelle, tra la percezione del reale e l’inconsistenza di un mondo immaginifico. Ida Parlavecchio ci racconta la genesi del progetto.

Inizialmente vorrei che ci raccontassi brevemente del tuo percorso professionale


La professione di critico d’arte e curatore per me ha sempre viaggiato in tandem con l’insegnamento, spesso trovando punti di convergenza importanti. Ho cominciato scrivendo sulle pagine dell’arte del giornale L’Ora, poi, tra il ’97 e il 2000 è arrivata la collaborazioni con Tema Celeste e a questa sono seguite altre, più saltuarie, con diverse testate di settore. Contestualmente ho iniziato la mia esperienza didattica, durata quasi vent’anni, all’Accademia di belle arti Abadir di San Martino delle Scale (Pa). Ho insegnato Pittura e quello cui ho cercato di dare vita è stato un laboratorio di idee nel quale le diverse pratiche dell’arte coi loro molteplici linguaggi, fossero il naturale approdo di un’educazione alla progettualità, che non è solo un ambito tecnico ma necessita soprattutto di strumenti culturali. Ecco, ho sempre creduto che il talento si nutra di pensiero e che l’esperienza sul campo, al pari dell’acquisizione dei mezzi tecnici atti a realizzarla, debba essere affiancata dalla ricerca teorica e dei contenuti. Serve a trasformare pulsioni ed estri creativi, a volte solo apparentemente originali, in percorsi di maturazione. Attualmente insegno Teoria della percezione all’Accademia di Belle Arti di Palermo ed è interessante essere passata a un uditorio di oltre duecentocinquanta studenti per lezione, perché ti costringe a riconfigurare un dialogo. In questa dinamica sono sempre entrati aspetti legati alla mia attività di curatore, la ricognizione e promozione dei giovani talenti, per esempio, ma non solo. Curare una rassegna d’arte, un evento espositivo di piccole o grandi proporzioni, su un artista emergente o un acclarato esponente della scena internazionale significa aprirsi a una sfida, mettere in gioco le proprie esperienze e risorse e non intendo unicamente quelle intellettuali ma anche quelle umane e creative. Significa aprirsi a un processo di apprendimento/insegnamento coinvolgendo in questo processo anche altri, in uno scambio di energie. Sarà che anch’io mi sono formata in un’accademia, ma credo che il ruolo della critica debba puntare a una relazione più agita con l’arte e con le sue pratiche.

Qual è il focus della ricerca di Surdi?

La figurazione. Intesa come processo mentale che plasma la materia volatile e informe del pensiero; un luogo dove la visione si fa plastica e dove esperienza visiva ed esperienza spirituale si saldano.

 

Cosa avvicina le tue ricerche a quelle dell’artista?

Credo ci sia un’attitudine introversa che ci accomuna. Surdi è un esploratore silenzioso delle cose, impegnato in uno scandaglio ricercato, teso a sintonizzarsi coi segnali del presente sottraendosi alle mode di una contemporaneità ostentata, generica, spesso vacua. Non è più tempo di clamori, l’arte cerca una breccia in quell’eccesso di evidenza che connota il nostro tempo ma che in definitiva si traduce in una inesorabile trasparenza nella quale è difficile, sempre più difficile trovare punti d’appiglio. In quest’ottica il processo poetico si invera oscillando tra visione e racconto, tra contingenza, memoria e presentimento, suppone quasi un atto di fede. Quella di Francesco Surdi, insieme ad altri della sua generazione, rappresenta la traccia più concettuale e contemporanea di una scuola pittorica che in Sicilia e in particolare a Palermo è molto radicata. Sono stata subito colpita dalla sua cifra poetica e ho seguito molto da vicino gli sviluppi di una ricerca grafico-pittorica che trova nella scultura un importante contrappunto. Ma è sul piano concettuale che la poetica di Surdi trova un perno ‘naturale’ per mantenersi su quella falda sottilissima del reale cui l’artista riesce a dare forma. 

Francesco Surdi, Untitled, grafite su carta, 24×31,5 cm, 2012

Francesco Surdi, Untitled, grafite su carta, 22×33 cm, 2012

Francesco Surdi,  Untitled, grafite su carta, 20×28 cm, 2012

 

 

Com’è nato il progetto della mostra?

Da alcune congiunture. Francesco mi ha sempre tenuta aggiornata sulla sua produzione, anche dopo gli anni di studio in accademia; ci scambiavamo idee sul suo lavoro e in me si faceva sempre più campo l’idea di curare per lui un progetto espositivo. Poi s’è presentata l‘occasione di coniugare il programma di una mostra con la possibilità di promuovere, anche sul piano della formazione, il talento giovane di questo artista, di sostenerlo mediante alcune esperienze mirate, come la partecipazione a stage e residenze internazionali e la promozione di un itinerario espositivo legato a una rete, non solo nazionale, che veda coinvolte più gallerie, tra le quali ZelleArteContemporanea. Programmi in cantiere per il prossimo periodo. Attualmente il lavoro di Francesco Surdi è stato segnalato per la partecipazione a un importante premio nazionale.

 

Perché ‘Cose trasparenti’?

“Cose trasparenti” è il titolo che Francesco aveva dato a un ciclo di disegni, figure di uccelli appena riconoscibili, talmente evanescenti e privi di contorni da essere volatili in senso letterale e percettivo. Tutti i lavori di Surdi galleggiano in un universo traslucido, in bilico tra ciò che vediamo con gli occhi e ciò che emerge (o scompare) dalla superficie liminare di una zona spirituale. La soglia è sottile, quanto lo spessore dei fogli un po’ ingialliti che l’artista recupera da eccedenze di magazzino rivendute all’ingrosso. La natura aleatoria dei soggetti che Surdi traccia con la grafite o modella nel gesso, tuttavia, non va confusa con l’astrazione, dai ritratti umani alle figure animali, fino ai lavori più recenti che sono ‘pezzi d’aria’, pure trasparenze. Non astrazioni però, no: cose. Cose trasparenti, come certe macchie o corpi filamentosi che si materializzano nel nostro campo visivo quando guardiamo a uno sfondo uniformemente luminoso, ad esempio il cielo: miodesopsie, vengono chiamate, e sono percezioni visive che si generano direttamente all’interno del globo oculare, ‘cose’ che nuotano nell’umor vitreo.

Le cose trasparenti che danno titolo a questa mostra sono ispirate anche a un romanzo breve di Nabokov che ha lo stesso titolo, dove esseri e cose fluttuano in un ideale nimbo dal quale balena il passato, nelle forme del ricordo o del rimosso, ma anche il futuro, nei panni del presentimento o dell’inaspettato: fantasmi l’uno e l’altro.

 

Perché la Galleria Vannucci a Pistoia?

Quella di Enrico Vannucci è una galleria storica, un punto di riferimento per il circuito artistico toscano, recentemente impegnata ad allargare il cerchio delle sue attività scommettendo sul talento di generazioni più giovani d’artisti e intessendo rapporti di scambio con altre realtà. Massimiliano Vannucci e Lorenzo Cipriani sono alla guida di questo percorso di rinnovamento e quando un anno fa ci siamo conosciuti abbiamo subito trovato un affiatamento che ci ha portato a collaborare.

 

La mostra ha visto la presenza di diverse figure professionali; tra tutte quella di Federico Lupo della Galleria Zelle Arte Contemporanea di Palermo per la realizzazione del catalogo. Raccontaci di questa collaborazione

Beh, non solo per la realizzazione del catalogo. L’idea è quella di coinvolgere la galleria Zelle Arte Contemporanea in uno scambio di iniziative e di tappe espositive. Francesco Surdi è tra i talenti artistici che Federico Lupo ha intercettato, includendolo in più di una collettiva nell’arco dell’ultimo anno. Per questa che è la prima personale dell’artista è stato del tutto naturale cooperare al progetto del catalogo, che si inserisce nella linea di una produzione editoriale condivisa e riconoscibile. Federico è un professionista che ha saputo mettere a punto un’ottima piattaforma di promozione culturale, la sua galleria è tra le realtà di maggiore interesse in Sicilia e a guidare le sue scelte, oltre che sensibilità creativa e competenza critica, sono rigore e coerenza: due qualità che non guastano e che non vanno date per scontate.

Veduta della mostra presso la Galleria Vannucci Arte Contemporanea di Pistoia

Francesco Surdi / Cose trasparenti

A cura di Ida Parlavecchio

Febbraio / Aprile 2013

Progetto editoriale Federico Lupo, Francesco Surdi

Organizzazione Associazione Culturale Utopias!

VANNUCCIARTECONTEMPORANEA

Via della Provvidenza 6, Pistoia