Simone Monsi da Placentia Arte . recensione di Andrea Lacarpia

Simone Monsi da Placentia Arte
Recensione di Andrea Lacarpia

 

La percezione dell’identità individuale e della realtà circostante in un ambiente fortemente influenzato dalla comunicazione digitale è un tema di stringente attualità, in un’epoca sempre più contraddistinta da forme di socialità che si sviluppano nel web senza necessariamente rispecchiare ciò che succede nell’esperienza offline.
Nella mostra alla Placentia Arte, Simone Monsi presenta un’installazione formata da elementi connessi tra loro a raccontare i paradossi di una contemporaneità in cui la dimensione emotiva si concentra nello spazio fittizio dei social cristallizzandosi in identità che si possono rivelare inconsistenti nella vita reale.
Una miriade di palloncini viola ricopre totalmente il pavimento della galleria, suggerendo un clima festoso accentuato dai visi sorridenti disegnati su ogni palloncino. Camminando nella galleria i palloncini-emoticon volteggiano rimarcando la leggerezza delle emozioni espresse con tanta velocità nei social.
In fondo allo spazio espositivo sono allestiti tre grandi stendardi interamente composti da moci, di quelli solitamente utilizzati nelle pulizie domestiche, in parte modificati per formare dei grandi guantoni.
Gli stendardi di moci si pongono come elemento purificatore che tenta di sconfiggere il proliferare di emoticon, che da rassicuranti divengono una presenza tirannica, seppur inconsistente.
In questo modo Simone Monsi illustra i paradossi dell’artista contemporaneo, diviso tra libertà individuale e ricerca ossessiva di visibilità tramite immagini confezionate utilizzando degli standard estetici condivisi, velocemente apprezzate nei social e nel web in generale.
Una serie di phon appesi dall’alto diffonde musica metal-gothic, elementi della quotidianità modificati per inserirsi in una narrazione che fa sorridere e nel contempo riflettere sulla sensazione di smarrimento implicita nel costante desiderio di piacere all’interno di una comunità, che attualmente nei social trova la maggiore espressione.

YOU LOOK LIKE THIS GUY I KNOW - customized balloons, environmental installation, 2017 (photo credits - Marco Fava)
YOU LOOK LIKE THIS GUY I KNOW – customized balloons, environmental installation, 2017 (photo credits – Marco Fava)
SPERO CHE QUESTO TRASLOCO SIA L'ULTIMO - installation view, 2017 (photo credits - Marco Fava)
SPERO CHE QUESTO TRASLOCO SIA L’ULTIMO – installation view, 2017 (photo credits – Marco Fava)

YOUR FAN CLUB CAN'T SAVE YOU #1 - rags + mops + stuffing + steel, cm. 145x65x75 [each], 2017 (photo credits - Marco Fava)
YOUR FAN CLUB CAN’T SAVE YOU #1 – rags + mops + stuffing + steel, cm. 145x65x75 [each], 2017 (photo credits – Marco Fava)
EVERYONE GOES THROUGH THIS PHASE AT SOME POINT [det. #2] - hairdryers + speakers, audio track 3:57 min. (loop),variable dimension, 2017 (photo credits - Marco Fava)
EVERYONE GOES THROUGH THIS PHASE AT SOME POINT [det. #2] – hairdryers + speakers, audio track 3:57 min. (loop),variable dimension, 2017 (photo credits – Marco Fava)

SPERO CHE QUESTO TRASLOCO SIA L'ULTIMO - installation view, 2017 (photo credits - Marco Fava)
SPERO CHE QUESTO TRASLOCO SIA L’ULTIMO – installation view, 2017 (photo credits – Marco Fava)

Simone Monsi – Spero che questo trasloco sia l’ultimo
Fino al 5 marzo 2017
Dal mercoledì al sabato 16.00 – 19.00 e su appuntamento
Placentia arte – Via G. B. Scalabrini 116, Piacenza
www.placentiaarte.it