Serena Zanardi alla Fondazione Rivolidue
Articolo di Andrea Lacarpia
Superata la fase delle neoavanguardie, la decontestualizzazione di frammenti tratti da un passato più o meno remoto non è più un tabù, contribuendo ad una diversa percezione della realtà esattamente come le ricerche artistiche che nel Novecento sono approdate al ready made. Consapevole dell’effetto perturbante delle immagini del passato, in particolare se inserite in un contesto contemporaneo contrastante con esse, Serena Zanardi aggiunge una riflessione sul rapporto tra bidimensionalità dell’immagine e tridimensionalità, unendo così lo sfasamento spaziale a quello temporale. Lo spazio espositivo della Fondazione Rivolidue, di recente apertura e situato in zona Brera, è suddiviso in tre diversi piani, utilizzati dall’artista per creare diverse ambientazioni nelle quali prendono vita realtà parallele abitate dalle presenze evanescenti che compongono la memoria del mondo, in particolare narrando lo stretto rapporto tra memoria dell’uomo e della natura. Il piano terra ospita una serie di sculture in terracotta, create con grande perizia tecnica ed in parte dipinte con materiali naturali come cenere e ruggine, che riproducono figure tratte da fotografie scattate dall’artista su foto d’epoca, anch’esse esposte nella sala. La fotografia di un’immagine già bidimensionale si carica di grande enigmaticità, come se fosse un filtro che, invece di allontanare dal soggetto, contribuisce al ritorno in vita di identità lontane, poi completato plasticamente con la terracotta o la ceramica. Tra le sculture, noto lo sguardo sensuale e magnetico dei soggetti femminili, un’atmosfera intrisa di algida sensualità presente in tutta la mostra grazie al susseguirsi di mascheramenti e rivelazioni come in un gioco di seduzione.
Il piano sotterraneo, dalla dimensione più raccolta, ospita un vecchio libro dalla copertina che sembra ricoperta di muschio, nel quale sono presenti delle fotografie che hanno ispirato un video, proiettato di fronte al libro, nel quale una donna in abito d’epoca appare e scompare all’interno di un paesaggio boschivo. Sopra al libro è posto un legno grezzo dalla forma irregolare che somiglia ad un’enigmatica maschera di profilo, confermando la mia sensazione generale sulla mostra: un insieme di filtri e mascheramenti utilizzati per rivelare qualcosa di enigmatico e nascosto, tratto dalla circolarità dello spazio-tempo della psiche.
L’insieme di suoni naturali e tecnologici (prodotti in collaborazione con Alessandro Marzola) che si sente come un eco in tutta l’esposizione contribuendo all’atmosfera di sospensione, si fa più chiaro nella sala al primo piano, dove si scopre che esso viene riprodotto all’interno di una catasta di legni grezzi, come se fossero suoni generati dal contatto medianico con la dimensione della memoria condivisa dalla natura e dall’uomo. La sala, ampia e luminosa, è dominata da un grande disegno, eseguito direttamente sulla parete, nel quale compare un gruppo di persone in un ambiente boschivo, anch’esso tratto da una foto d’epoca. La diversità di materiali utilizzati per la mostra è come un compendio delle possibilità espressive delle forme, tra leggerezza evanescente e presenza fisica concreta, in un’alternanza ritmica ben calibrata che accompagna dolcemente l’occhio tra un’opera e l’altra, come in una lieve narcosi che distrae dall’ordinarietà per suggerire la fusione di uomo e natura nella dimensione psichica dell’atemporalità.
SERENA ZANARDI . Apologia vegetale “La natura è vita che dorme” F. W. J. Von Schelling
Rivolidue, via Rivoli 2 (MM Lanza), Milano
fino al 7 Giugno 2014
dal martedì al venerdì 16.00 – 19.30; sabato 14.00 – 19.30; altri giorni su appuntamento
+39 02 84140208
www.rivolidue.org