Ricerche per un’identità pittorica in Galleria Bianconi . recensione di Andrea Lacarpia

Ricerche per un’identità pittorica in Galleria Bianconi . recensione di Andrea Lacarpia

La ricerca di un’identità, cioè quell’insieme di tratti distintivi che rendono coerente una comunità in un dato tempo e luogo, è un tema tanto spinoso quanto necessario in un presente in cui sono molti gli operatori culturali, sempre più consapevoli dei difetti del nichilismo postmoderno, che desiderano ritrovare un bagaglio segnico in cui riconoscersi senza essere additati come semplici cultori di formalità anacronistiche.

Se gli ultimi decenni del Novecento sono stati caratterizzati dalla crisi della modernità e dalla fine delle grandi narrazioni teorizzata da Lyotard, oggi la dimensione storica torna ad interessare la produzione culturale, ma in un modo diverso dal precedente citazionismo postmoderno. Il linguaggio tradizionale torna ad essere protagonista nella rinnovata dialettica tra la preesistenza storica e le sue possibili direzioni evolutive, un dialogo che porta alla costruzione di segni uniti al loro significato tradizionale.

L’attuale approccio nei confronti della pittura nell’arte italiana è ben sintetizzato dalla mostra collettiva allestita presso la Galleria Bianconi, in essa l’identità pittorica risulta essere priva di una fissità formale nonostante tutti gli artisti invitati si misurino con le inevitabili prassi della tecnica tradizionale. Le modalità pittoriche del passato sono amate e studiate, come anche l’immaginario simbolico che le accompagna, ma la pratica pittorica, nel suo continuo misurarsi con la materia che diviene forma, fornisce limiti che sono al tempo stesso indizi che suggeriscono modi per liberare il gesto dalle griglie dei codici prestabiliti. Ecco quindi che la pittura si espande nella dimensione installativa, o recupera immagini mitologiche con una vitalità che alla polverosa erudizione dottrinaria preferisce l’energia del rinnovamento.

L’ingresso della galleria è dominato da un’opera in cui Francesco Lauretta interpreta il folklore siciliano con una pittura riccamente dettagliata, posta dall’artista in una contrastante parete di mattoni forati che trasportano in luoghi dalle arcaiche ritualità. Un’altra zona è caratterizzata dall’accostamento di due opere di grandi dimensioni, una di Paola Angelini e l’altra di Francesco De Grandi. Le due opere risultano fortemente contrastanti per le diversità cromatiche e gestuali, ma nel contempo affini per la visionarietà delle forme che tendono alla morbidezza organica come espressione di un’immagine interiore. I toni umbratili del paesaggio di Francesco De Grandi suggeriscono la misteriosa profondità del subconscio che nell’opera di Paola Angelini viene invece trasposto nell’esplosione cromatica della sua battaglia tra San Giorgio e il Drago. Se in alcuni è l’immaginario subconscio ad emergere dagli abissi della mente, Matteo Fato invece si focalizza sulle peculiarità della superficie pittorica e delle strutture che la contengono o ne definiscono la presenza nello spazio. La cassa per spedizioni viene quindi esposta come parte dell’opera, la tela diventa cornice e la gamma di colori utilizzati dall’artista nelle rappresentazioni figurative viene analiticamente suddivisa in piccoli dipinti astratti. Anche nelle opere di Luigi Massari gli elementi contigui ai dipinti non sono solo elementi scenografici ma fanno parte di una narrazione unitaria, che nel suo caso si fa racconto di una dimensione epica nella quale gli archetipi dell’immaginario tradizionale emergono attraverso la riattivazione dell’esperienza sensibile nella sua autenticità. Più sale della galleria sono dedicate al dialogo tra la riflessione sulla forma di Matteo Fato e la drammaticità dell’immaginario mitico di Luigi Massari, confronto che risulta ben equilibrato nonostante le diverse polarità d’indagine. Una zona della galleria presenta un’installazione in cui Luigi Presicce ha disposto alcuni suoi dipinti insieme a diverse immagini di religiosità popolare, creando una sorta di catena iconografica in cui l’aspirazione al sacro si fa lieve immaginazione di ulteriori possibilità d’esistenza. L’identità pittorica è il risultato del dialogo con la tradizione che la precede, e la tradizione non è altro che quel bagaglio d’immagini che, oramai cristallizzate dal tempo, vanno a formare la dimensione del sacro come diversità che resiste ad ogni pervertimento semantico.

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UN AMORE ASIMMETRICO. Ricerche per un’identità pittorica

Paola Angelini, Francesco De Grandi, Matteo Fato, Francesco Lauretta, Luigi Massari, Luigi Presicce.
Testo di Andrea Bruciati

Fino al 30 aprile 2015

Martedì 28 aprile alle ore 18.30 performance ALBEDO di Luigi Massari e Nicola Ratti.

Galleria Bianconi

via Lecco 20 – Milano

www.galleriabianconi.com