Psicotrasfigurazioni

articolo di Andrea Lacarpia

Le modalità per giocare con le parole sono molteplici, la più semplice delle quali è unire due o più lemmi in un unico vocabolo o dividere un lemma unico dando vita a più parole. I vocaboli così ottenuti contengono più chiavi di lettura, risultati di una trasformazione linguistica che rende evidente l’arbitrarietà del linguaggio, reso malleabile dal processo creativo di mixaggio delle sillabe. La percezione della realtà si basa in gran parte sulle definizioni linguistiche: se abbiamo davanti a noi l’oggetto “tavolo” pensiamo automaticamente alla parola “tavolo” e viceversa la parola “tavolo” ci fa visualizzare un oggetto “tavolo”. Giocando con le definizioni si può scoprire il fantastico caleidoscopio di possibili sensi interni alle parole e di riflesso vedere radicalmente mutata l’esperienza della realtà fenomenica. La parola “tavolo” potrà divenire: “ta volo”, “la tavola vola” oppure “io volo”.

Per la Cabala, il campo di studio “esoterico” della religione ebraica, Dio crea utilizzando le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico, preesistenti alla creazione, con la combinazione delle quali è formata ogni cosa. Quindi, ogni lettera dell’alfabeto sarebbe l’archetipo fondamentale di tutto un campo dell’esistenza, e la combinazione degli archetipi-lettere forma le infinite parole possibili che vanno a formare la realtà. Un’attività importante del cabalista è l’analisi e destrutturazione delle parole dei testi sacri, in base a valori numerici assegnati a ogni lettera, per ricavarne i significati originari e così avvicinarsi al principio divino e in un certo senso accelerarne la rivelazione.

Nei Tarocchi, sorta di libro cabalistico sotto forma di carte da gioco, la combinazione delle varie lame determina una o l’altra lettura, esattamente come la combinazione delle lettere dell’alfabeto può dar vita a infinite parole e altrettanti significati. Cambiando l’ordine delle pagine di un libro si ottiene una trasfigurazione, un cambiamento totale del senso del racconto.


Salvatore Arancio – “La face nord de la dent du geant vue aerienne”, 2009, inchiostro e collage su carta stampata, legno, pittura, 70 x 40 cm, courtesy l’artista e Federica Schiavo Gallery

 


Umberto Chiodi, “Incrocio 13”, 2011, assemblaggio, 34 x 24 cm,
courtesy l’artista e Cannaviello Studio d’Arte


Carlo Spiga, “They live!”, 2012, materiali vari, 40 x 43 cm, courtesy l’artista e Galleria CART

Le immagini sono un linguaggio che, esattamente come le parole, può essere mixato, destrutturato e ricomposto, rivelando così significati inediti. Utilizzando immagini preesistenti se ne possono formare di nuove, scegliendo più o meno consapevolmente nuove combinazioni di elementi visivi si individuano nuovi significati, nascosti all’interno delle immagini di partenza. Se immaginiamo la realtà che ci circonda come se fosse un libro, possiamo anche immaginare di mescolarne le pagine anticipando, anzi “creando”, i cambiamenti della società. Del potere che hanno l’arte e l’individuo di innescare mutamenti sociali ci parla Oscar Wilde nel suo saggio del 1890 “Il critico come artista”: “Più si studia la vita e la letteratura, più si sente con forza che dietro ogni cosa meravigliosa c’è l’individuo, e che non è il momento che fa l’uomo, ma l’uomo che crea l’epoca”.

In un mondo nel quale il “collante” sociale è la comunicazione attraverso le immagini, il collage può esprimere la volontà, latente o evidente, di cambiamento della realtà sociale circostante: il significato univoco delle immagini pubblicitarie viene “smascherato”, il sistema mediatico va in cortocircuito e il senso originario si frantuma come in un frattale, determinando una “psicotrasfigurazione”.

Andrea Lacarpia

Giuseppe Mendolia Calella, “Greetings”, collage, 42 x 33 cm, 
courtesy l’artista e Zelle Arte Contemporanea



Bhakti Baxter, “Henry Moore In The River (Brace Yourselves)”, 2012, inkjet printed wallpaper, courtesy l’artista e Federica Schiavo Gallery