Dal 28 al 31 maggio 2017 si è svolta la mostra personale di Marcello Tedesco, a cura di Rossella Moratto, alla Gelateria Sogni di Ghiaccio a Bologna
Link al video dell’allestimento: https://www
Di seguito le immagini della mostra e il testo di Rossella Moratto.
Aufblühen
«La prima operazione che l’artista compie è quella di forgiarsi un proprio linguaggio».
Queste parole, pronunciate da Marcello Tedesco nel suo film Memoriale, sono una dichiarazione poetica e una chiave di lettura, tra le tante possibili, del suo lavoro. Creare un linguaggio inedito, azzerando le abitudini e le convenzioni imposte e rifiutando la razionalità e le sovrastrutture culturali, che non assomiglia a quello comune ma ha origine nella realtà e riscopre le cose come se non avessero ancora un nome e non fosse possibile nominarle. Una lingua che prescinde dai significati condivisi e fonda se stessa non come pura fantasia o metafora ma come pratica etica che ricerca la verità nell’evidenza del reale con dedizione e disciplina.
La scultura è questo idioma, che si dispiega in una dimensione temporale propria che è quella della materia. Nel rifiutarsi di farsi narrazione o peggio celebrazione, si dà come presenza neutra, che non rappresenta, che ha in sé il suo principio e il suo opposto, che è necessaria e autosufficiente: è pieno e vuoto, costruzione e decostruzione, antichità e futuro sempiterno, attualità non chiusa e definita ma dotata di energia vibrante. È un’evidenza che abita il mondo, non è mai totalmente conoscibile ma si intuisce e si esperisce, esistenel rapporto con il corpo e lo spazio come campo di relazione che richiede modalità inusuali, empatiche e non razionali che permettono di cogliere l’aspetto invisibile agli occhi che è sua componente essenziale.
Questi lavori recenti – forme cave e circolari alcune pesanti e robuste altre fragili e trasparenti che imprigionano la luce o se ne fanno attraversare – si offrono nella loro nudità fenomenica e verità, sempre in bilico tra uno stato di abbandono e di rovina e di potenziale germinazione.
Le superfici sono scabre e corrose, come se conservassero la memoria antica di epoche remote ma il loro tempo è altro, non appartengono né a ieri né a oggi. Dalle incrostazioni delle concrezioni saline e dalle tracce dei sedimenti ferrosi traspaiono le forze invisibili che le abitano, la potenza nascosta e sconosciuta segretamente in azione al loro interno che determina l’impercettibile e continuo cambiamento.
Tutto si trasforma, inesorabilmente, niente è mai uguale a se stesso, distruzione e costruzione sono parte del medesimo movimento che regola gli eventi. Le opere sono sempre in atto quindi non-finite, in uno stato di lenta e costante trasformazione di cui non si può vedere altro che la condizione presente. «Costruire demolendo» così l’artista definisce la sua pratica, ma in questa demolizione è implicita l’energia immateriale di un possibile sviluppo che in queste sculture in particolare – per le quali è stato scelto il titolo Aufblühen (fiorire) –, è palpabile, inscindibilmente unita alla concretezza materiale nella quale si insinua viralmente per dare corpo a «una nuova condizione della forma» – come sottolinea ancora Tedesco – enunciazione di una lingua in fieri, agli albori di un’epoca che verrà, in cui il discorso ora dominante sarà obsoleto di fronte all’espressione della realtà in sé come pura esistenza. –
Rossella Moratto