Intervista a Simona Squadrito . articolo di Dario Giovanni Alì

In occasione della mostra “Non tutto è interpretazione”, recentemente inaugurata al Wilson Project a Sassari, Dario Giovanni Alì intervista la curatrice Simona Squadrito per CERCHIO magazine.

Leggendo il testo di accompagnamento alla mostra, ho capito che il focus su cui ti sei concentrata è la percezione della realtà. Attraverso un titolo che risuona persuasivamente come una sorta di slogan politico, ci dici che “NON TUTTO È INTERPRETAZIONE”. Che cosa comporta il fatto che nel tuo testo si dica che la realtà è «metastabile»? Che cos’è la «metastabilità»?

Abbiamo definito la mostra come un unico ambiente organico e nonostante ciò siamo riusciti a lasciare intatta la voce di ogni singola opera, cercando per quanto possibile di rispettare lo spazio vitale che ciascuna opera richiedeva. Tutti i lavori sono in relazione tra loro e ci dicono qualcosa intorno a ciò che si può definire realtà. L’aspetto della realtà che è venuto più a galla è quello del suo essere (anche) processo, ciò che in una parola è stato definito «metastabilità». Si è tentato di delineare e percorrere una direzione di ricerca, dove il richiamo al recupero di un atteggiamento – quello della percezione immediata o “ingenua” delle cose – è un passo importante per capire cosa possiamo intendere per “reale”. Con «metastabilità» si intende la realtà nel suo aspetto dinamico e al contempo si cerca di trovare dei punti d’appiglio a tale realtà, un modo più “sicuro” per navigare in questo flusso. L’intenzione è quella di fare un passo in avanti rispetto a questa idea di realtà ereditata da Eraclito e che prendiamo per buona. Navigando in questo flusso, non dobbiamo farci trascinare in una deriva di senso o, nel peggiore dei casi, nell’accettazione che qualsiasi posizione sia vera.

Come si traduce questo discorso nella specificità della mostra?

La Natura morta di Elia Gobbi, per esempio, ci parla anche di questo. Tutto al suo interno è trasformazione. Posto dentro un acquario, un bollitore si arrugginisce rapidamente generando una polvere di ruggine che si sedimenta sul fondo, usata poi dall’artista come pigmento. Allo stesso tempo, il vapore sale, generando la condensa e facendo gocciolare la parete. L’acqua stessa cambia colore. Siamo messi di fronte alla realtà con i suoi infiniti processi. Così, l’opera di Alessandro Vizzini, Calcinazione (conato), un pilastro composto di cemento, calce, gesso, zolfo, acido e vari metalli, dentro cui sono stati posti dei cristalli di sale che, rilasciando umidità a contatto con polveri e pigmenti, innescano reazioni chimiche e fuoriuscite di colore. 38 Sequenced Original, Unwarped, Unmixed, Unedited, Personal Samples (Either mono or stereo) è il titolo dell’opera di Enrico Boccioletti. Si tratta di 38 campionamenti che nell’ambito specifico di questa mostra stanno anche a rappresentare 38 materiali di partenza, punti di origine per potenziali e nuovi lavori audio. Infine, il collage digitale in PVC di m, Sogno di Falkor e Atreyu, che mostra una rappresentazione del Parlamento Europeo, ci dice qualcosa di una realtà che, nonostante sia spesso poco percepita, influenza fortemente il nostro quotidiano. Il Parlamento è svuotato da qualsiasi presenza umana e, durante la mostra, è stato riempito da alcuni messaggi scritti dall’artista (slogan, considerazioni, frasi poetiche), azione che ha messo in risalto l’aspetto processuale dell’opera. m ha inoltre realizzato in mostra una performance dal titolo The work of an artist: ascoltando i suggerimenti del pubblico, ha creato una serie di collage digitali in tempo reale, mostrando a tutti la realtà del lavoro di un artista, il suo modo di procedere.

Vedendo le foto dell’installazione della mostra, ho percepito una relazione molto 2 forte tra le opere. Il genere di relazione a cui mi riferisco è proprio di tipo fisico. Nella fruizione generale, nonostante ciascuna opera mantenga il proprio spazio vitale per essere osservata singolarmente, mi sembra che l’occhio del fruitore (e l’orecchio) si trovi davanti a una coralità di voci interdipendenti, che si disturbano (o si completano, a seconda dei punti di vista) a vicenda. È un’impressione esatta? E, se sì, per quale motivo hai voluto raggiungere questo risultato?

È esatto. L’opera di Elia, per esempio, entra in relazione con quella di Alessandro, perché con la sua produzione di umidità ne accelera l’ecosistema, contribuendo alla sua erosione interna, scatenata principalmente dai cristalli di ghiaccio. Il processo azionato dall’acquario contribuisce così a mettere ulteriormente in crisi la forma e la stabilità del pilastro. Lo spazio poi è stato “riempito” dai 38 campionamenti di Enrico. A compendio di questa traccia sonora è stato esibito l’impianto audio che ha permesso la propagazione di tale suono. La realtà quindi nel suo essere divenire e nel suo essere materialmente visibile, un invito ulteriore a fare i conti con la nostra percezione. Il collage digitale di m ha evidenziato l’aspetto di queste trasformazioni in atto. Installato su una porta finestra – unico punto di ingresso della luce nello spazio –, il collage ha proiettato sulle pareti interne le sue ombre policrome e modificato l’intensità generale della luce, agendo in questo modo sulla fruizione delle altre opere. Con questa mostra non si è voluto inventare nulla di nuovo, si è semplicemente mostrato una porzione di realtà esistente di cui noi tutti facciamo esperienza tutti i giorni, e nello stesso tempo si è voluto sottolineare la natura condivisa e corale della realtà.

Elia Gobbi. Still life, 2015. Bollitore, acquario, acqua,     pigmento, dimensioni variabili, Detail
Elia Gobbi. Still life, 2015. Bollitore, acquario, acqua, pigmento, dimensioni variabili, Detail
Elia Gobbi. Still life, 2015. Bollitore, acquario, acqua,     pigmento, dimensioni variabili.
Elia Gobbi. Still life, 2015. Bollitore, acquario, acqua, pigmento, dimensioni variabili.
Enrico Boccioletti, Alessandro Vizzini, Elia     Gobbi,Installation view, 2015
Enrico Boccioletti, Alessandro Vizzini, Elia Gobbi,Installation view, 2015
m Alessandro Vizzini e Enrico Boccioletti, Installation     view at Wilson Project Space, 2015
m Alessandro Vizzini e Enrico Boccioletti, Installation view at Wilson Project Space, 2015
m, The work of an artist, performance, 2015
m, The work of an artist, performance, 2015
m. Untitled, 2015. PVC adesivo, dimensione ambientali
m. Untitled, 2015. PVC adesivo, dimensione ambientali
m. Untitled, 2015. PVC adesivo, dimensione ambientali, 2
m. Untitled, 2015. PVC adesivo, dimensione ambientali, 2

Non tutto è interpretazione
Elia Gobbi / Alessandro Vizzini / m / Enrico Boccioletti
A cura di Simona Squadrito
Fino al 12 giugno 2015
Wilson Project Space, Via Scano 9/B Sassari, SS 07100
Tuesday – Friday: 16:00 – 19:30  Saturday: 10 – 14:00  or by appointment