Giulia Spreafico al t-space. Recensione di Andrea Lacarpia

Giulia Spreafico al t-space. Recensione di Andrea Lacarpia

T-space, luogo polifunzionale che unisce studio fotografico, laboratorio e spazio espositivo, unisce un gruppo di giovani artisti e curatori affiatati e capaci, che in questo luogo hanno creato un’atmosfera particolarmente armoniosa e accogliente. In un momento di grande sviluppo degli spazi indipendenti milanesi, t-space sembra differenziarsi per la cura dei particolari formali, negli allestimenti ed arredi come nel rapporto con il pubblico e la comunicazione, che altri tralasciano in un’atmosfera giovanilistica che rischia di divenire grottesca.
Nella prima mostra, curata da Elena D’Angelo, t-space presenta la ricerca di Giulia Spreafico, con un gruppo di opere dedicate all’Antartide, luogo originariamente conosciuto solo attraverso astrazioni matematiche, esplorato da temerari ricercatori in sfide estreme documentate da immagini fotografiche particolarmente suggestive.
Utilizzando come base iconografica le foto realizzate dagli esploratori e foto tratte da Google Earth, Giulia Spreafico realizza su di esse disegni di fili cuciti, a volte solo minimamente percepibili, che rappresentano ponti o case, costruzioni che rimandano alla dimensione del viaggio come passaggio spazio-temporale e alla dimora interiore che, posta nel luogo più profondo della psiche, è punto di arrivo ma anche luogo di partenza. In alcune opere, la scansione di pagine di libri riporta l’esplorazione dei ghiacci ad una dimensione narrativa, sorta di mito che si esprime per immagini mappando un percorso d’individuazione interiore.
Posizionate su basi di metallo appositamente progettate, alcune opere fotografiche sono accolte in piccoli lightbox che sembrano segnare un percorso e che accentuano l’atmosfera onirica e sospesa dell’insieme, dai toni freddi e minimali. Osservando con attenzione le pareti, si scopre un disegno che corre sui lati dello spazio ricalcando la forma dell’Antartide, immergendo il visitatore in un luogo che per la sua inaccessibilità può essere letto come metafora del subconscio, lontano e nel contempo sempre presente, misterioso e reale.

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Giulia Spreafico – Carta Bianca
A cura di Elena D’Angelo
Fino al 7 maggio 2016
t-space – via Bolama 2 – Milano
[email protected]
www.t-space.it