Cristiana Palandri da Artespressione . Recensione di Costanza Sartoris

Le opere di Cristiana Palandri ci invitano all’esplorazione dell’ombra, dell’abisso che avvolge l’esistenza umana conducendola Sub Umbra.
Di fronte ai suoi lavori ci troviamo, infatti, nei panni di Gilliatt, il protagonista de Les Travailleurs de la mer di Victor Hugo, a contemplare il buio della notte che con la sua vastità ci sovrasta, prostrandoci. Eppure è proprio questa sensazione annichilente che permette ad alcuni il risveglio della curiosità dello spirito: là dove il corpo non può andare sono prima gli occhi e poi la mente che cercano di sondare la vastità dell’infinito.
L’immaginario che Cristina Palandri costruisce con i suoi disegni è una narrazione dai tratti cosmogonici: la realtà in cui ci accompagna è una stratificazione dettagliata e caotica costituita da segni, macchie, colori e parole. La carta su cui lavora svela sempre la sua fisicità materica quasi statuale: la pesantezza degli inchiostri la deforma svelandone il peso e allo stesso tempo la leggerezza.
La dicotomia tra l’oscurità e la luce, la pesantezza e la leggerezza, è un tema che accompagna la ricerca dell’artista, che preferisce definirsi scultrice piuttosto che pittrice. I suoi interventi toccano infatti sempre lo spazio, sia del media, sia quello espositivo, catalizzandolo nell’universo contraddittorio che caratterizza i suoi lavori.
Il peso dell’ombra, leitmotiv della sua ultima personale, emerge nelle due serie di disegni esposti per via delle scelte cromatiche e dell’utilizzo dei materiali che snaturano la bidimensionalità del foglio avvicinandolo alla tridimensionalità. L’arricciamento della carta muove infatti il disegno rendendolo leggero ed etereo, così come suggeriscono le scelte dei soggetti, sempre legate a un immaginario impalpabile, quali le galassie delle Cosmogonie e l’ombra della serie Pour Victor Hugo.
Lavorando sempre sugli opposti, nella serie Diatomea l’artista su delle tavole in legno ritrae a china delle alghe preistoriche unicellulari, coprendole poi con uno spesso strato di cera bianca: il microscopico perde così la ricchezza di dettagli del disegno diventando un’ombra, un’icona scultorea dai tratti fantasmali, che si pone come presenza solida rispetto alla minutezza dei microrganismi.
Diversa invece la scultura 1933, un mattone in legno dorato su cui poggia un osso scavato da una saponetta. Con un immaginario tipico del memento mori, l’opera riflette sulle leggende secondo cui con le ossa degli ebrei uccisi nei campi di sterminio venisse fatto il sapone. La mitologia dell’utilizzo di parti umane nella creazione di beni di uso comune, come le sedie ricoperte di pelle umana o le saponette fatte con le ossa, è qui ribaltata e innalzata sul piedistallo d’oro della vanitas: una chiara allusione alla caducità della vita e alla bramosia di ricchezza, che non a caso si contrappone all’anno che dona il titolo all’opera, il più duro di tutta la Grande Depressione.
Riempie infine lo spazio espositivo una traccia audio intitolata Che dire?, che offre una parodia cinica e dai tratti isterici dei vernissage: fiumi di champagne e risate fanno da sottofondo a chiacchiere futili dove un ripetitivo “tu che ne dici?” critica le immaginarie opere esposte. L’apparente leggerezza del momento festoso delle inaugurazioni mette così in discussione il ruolo stesso dell’artista e del suo impegno alla ricerca: l’opera e la mostra cadono in secondo piano rispetto alle tartine “lecker”, il finto entusiasmo del rivedere volti noti e l’immancabile tintinnio dei calici.

SUB UMBRA
CRISTIANA PALANDRI
a cura di Matteo Pacini

Fino al 4 marzo 2017

ARTESPRESSIONE
Via della Palla 3, 20123 Milano
www.artespressione.com

Cristiana Palandri, _Pour Victor Hugo_, 2015, Carta, inchiostro di china, crema oro
Cristiana Palandri, _Pour Victor Hugo_, 2015, Carta, inchiostro di china, crema oro
Cristina Palandri, _1933_, 2016, Sapone, foglia d’oro, legno
Cristina Palandri, _1933_, 2016, Sapone, foglia d’oro, legno
Cristina Palandri, _Diatomea_, 2016, Inchiostro di china, acrilico, cera, legno
Cristina Palandri, _Diatomea_, 2016, Inchiostro di china, acrilico, cera, legno
SUB UMBRA, installation view
SUB UMBRA, installation view