Casa Capra. Intervista a Saverio Bonato, di Stefano Serusi

Cerchio Magazine continua la sua mappatura degli spazi italiani dedicati alle arti visive, ponendosi anche la missione di espandere la percezione milanocentrica dei luoghi di produzione e condivisione delle ricerche più attuali. Il primo spazio indagato nel 2018 è Casa Capra, che inaugurerà ufficialmente il 17 febbraio con la mostra personale di Ludovico Franzolini, Piccolo intervento su bocca e sterpaglia, a cura di Saverio Bonato.
Pongo alcune domande quindi a Saverio Bonato, curatore e creatore di Casa Capra.
La prima domanda che vorrei farti è relativa al nome e alla località di Casa Capra, lo spazio infatti prende nome dal palazzo che lo ospita e che nelle guide è presentato tra i luoghi storici di Magrè (frazione di Schio, in provincia di Vicenza). Nei centri cosiddetti minori le dimore nobiliari erano considerate l’ideale luogo di passaggio dei forestieri, e in questo senso contesti di rappresentanza per la comunità stessa.
C’è nella tua scelta una memoria di questo tipo? Come immagini i frequentatori della tua Casa Capra?
Le due colonne dell’arco rimaste intatte e la conformazione urbana stessa delle case lasciano intravedere una memoria storica mentre la natura della via è rivelata dal tratto di strada in cui si affaccia Casa Capra: una piazza del paese che riprende le dimensioni e le forme di un “campo” veneziano.
La posizione geografica fa sì che difficilmente si capiti qui per caso, trovo però affascinante pensare che sarà un posto in cui le persone decideranno di recarsi, è indubbia quindi la volontà di rendere una zona poco frequentata, anche dagli stessi scledensi, un luogo di passaggio. I fruitori che immagino potranno passare di qui saranno i residenti che vivono Magrè, che di routine passano davanti allo studio e vivono il quartiere; il pubblico dell’arte che giungerà da fuori, i così detti ‘foresti’, e i curiosi che magari non vivono abitualmente questo mondo ma sono interessati a conoscerlo.

Magré Esterno

Un’immagine di Magrè e Saverio Bonato all’esterno di Casa Capra

Ho letto che Casa Capra ha una programmazione già definita e sicuramente molto dinamica, dal momento che hai previsto una mostra ogni due settimane. La programmazione è caratterizzata da un tema o da un tratto ricorrente nella scelta degli artisti? Ci puoi anticipare qualcosa dei prossimi progetti?
Non vi è nessun tema preciso o ricorrente per ora. Questi primi sei mesi sono un momento di sperimentazione per capire se e come il tutto possa funzionare, motivo per cui gli artisti scelti sono amici e colleghi che hanno lavorato o lavorano in zona. Una delle peculiarità di questo spazio sarà la vetrina utilizzata come schermo pubblico su cui proiettare vari lavori. Posso anticipare già che Casa Capra ospiterà l’esito finale di un workshop svolto l’anno scorso in un’altra città, fotografia, pittura e video arte. Per quanto riguarda i ritmi e le tempistiche organizzative dedicherò l’inizio della settimana all’allestimento per poi inaugurare la mostra nel weekend, che rimarrà aperta fino al weekend successivo.
Vedi Casa Capra come un luogo autonomo, catalizzatore di esperienze diverse, o aperta nel tempo a reti e alla partecipazione ad eventi esterni?
Penso che il bello di queste realtà indipendenti sia il fatto di riuscire a connettersi e aprirsi agli altri facilmente, se fosse il contrario sarebbe controproducente e inutile.
A livello nazionale sicuramente auspico per il futuro a collaborazioni con altri spazi no profit indipendenti di altre città che conosco e con i quali ho già qualche rapporto, mentre a livello locale vi sono già contatti con tante associazioni, professionisti e operatori culturali.
Non è più raro che un artista dia vita ad uno spazio autonomo e di confronto, uno spazio che in alcuni casi (è anche l’esempio di Casa Capra) coincide con lo studio. Ti vorrei chiedere su che cosa è focalizzata la tua ricerca e se c’è un legame con la creazione di Casa Capra.
Le mie ricerche ed energie nell’ultimo anno e mezzo si sono focalizzate su quello che è stato il mio progetto di tesi riguardante le metodologie e i possibili recuperi, attraverso l’arte contemporanea, della Fabbrica Alta di Schio (uno dei principali simboli della prima industrializzazione italiana). Progetto a cui tengo molto ma che a causa di problemi tecnici burocratici è rimasto sulla carta.
Casa Capra si lega in questo senso alla mia ricerca artistica: qui ho un po’ messo da parte il ruolo d’artista in senso stretto per far uscire l’altra mia propensione alla mediazione e alla cura di lavori altrui che vedrà i frutti nei prossimi mesi. Credo fermamente che di questi tempi per molti artisti la creazione di un’opera nasca spesso in corrispondenza di un’occasione, che sia una residenza o una mostra, ed è proprio in questi termini che vedo Casa Capra come la circostanza adatta i per produrre nuovi lavori sia miei che di altri.

Immagine di apertura: Saverio Bonato, Àncóra qui