Alessio Binda, Crash Test #04 – Gran Safari . intervista all’artista e alla curatrice Simona Squadrito . articolo di Giulia Floris

Alessio Binda, Crash Test #04 – Gran Safari
Intervista all’artista e alla curatrice Simona Squadrito

Lo scorso 12 ottobre è giunto al suo quarto episodio l’esperimento milanese pensato per testare l’impatto della ricerca artistica sull’ambiente circostante, come in una sorta di collaudo. Nato da un’idea di Simona Squadrito, il Crash Test tenta infatti di fornire all’artista la possibilità di mostrare pubblicamente la propria indagine – spesso con opere incompiute – al fine di verificarne la portata e l’efficacia. Dopo le esperienze dell’artista m; del collettivo composto da Filippo Marzocchi, Mattia Pajè, g. olmo stuppia e Giacomo Gerboni; e della band Pop_X, è stata la volta di Alessio Binda. Quest’ultimo ha scelto con Gran Safari di ambientare il Crash Test intorno al bosco urbano cresciuto in un vecchio scavo tra le palazzine milanesi. Attraverso questo luogo, – scorcio magico dalla visuale rarefatta – Alessio Binda ha cercato di sottolineare una dimensione aliena al contesto della città, che normalmente sfugge, riscrivendovi sopra altri percorsi e nuove mappe. Parte fondante di Crash Test sono ovviamente le riflessioni che da esso emergono e, a oltre un mese di distanza dal loro esperimento, Alessio Binda e Simona Squadrito parlano di bilanci e nuovi progetti:

Giulia Floris: Come è nato questo Crash Test così legato alla dimensione naturale e all’ambiente esterno?

Simona Squadrito: Tutto è nato da uno studio visit fatto lo scorso anno e da una serie di problematicità che l’artista ha da subito evidenziato in merito alla propria pratica, ammettendo di trovare conforto soltanto attraverso lunghe passeggiate. Queste ultime percorrevano i luoghi che poi hanno ospitato il Crash Test, resi affascinanti per la poeticità della natura selvaggia e incontaminata all’interno del circuito urbano. L’esperimento ha preso perciò le fila dalla necessità di condividere questo luogo, portando lì altre persone e costruendo una struttura intorno a quel contenuto che è il legame di Binda con il territorio.

Alessio Binda: Sì, da tempo mi ero infatti avvicinato alle due principali basi di Gran Safari e necessitavo ormai di trovare le modalità per canalizzare queste mie esigenze. Da un lato, quello scorcio selvaggio che si è da subito connotato come pretesto per una performance che ne evidenziasse l’aspetto decontestualizzato, come di una giungla a Milano; dall’altro, il mio interesse per l’ambiente, che riguarda anche le persone che lo abitano. Le statuette dai soggetti organici – animali, piante, frutti e ossa – le produco infatti da oltre un anno, disseminandole dovunque mi trovi al momento della loro realizzazione e osservando se i passanti ne notano la presenza, ne restano attratti o desiderano prenderli. Questo passaggio, e il modo stesso in cui sono concepite e realizzate (in estemporanea e direttamente pensate per l’ambiente circostante), ha reso quasi necessario il Crash Test, al fine di condurle in un contesto aperto che non fosse quello della galleria.

G.F: Come si è svolto il Crash Test rispetto alle vostre aspettative?

AB: Il lavoro è stato concepito nelle due parti fin qui descritte: un percorso fatto attraverso oltre trecento sculture disseminate nel quartiere e la performance immersa nella vegetazione. La divisione dell’esperimento, poi, voleva essere anche sensoriale, in quanto si rivolgeva prima alla percezione visiva e successivamente all’udito. La performance comprendeva infatti suoni e versi di animali che, insieme allo scuotersi delle fronde, erano l’unico elemento percepito dai passanti guidati dalle piccole operette. Sapevamo che non necessariamente il visitatore avrebbe compreso dove si situava il punto esatto della performance ma le difficoltà di percezione che abbiamo riscontrato, laddove quest’ultima non era guidata, sono andate ben oltre qualsiasi nostra previsione. Inoltre noi stessi ci siamo confrontati con una duplice percezione di quest’esperimento: Simona ha potuto osservare le reazioni dei visitatori mentre io sono rimasto ignaro di chi, e quando, fosse oltre il muro che mi nascondeva, concentrandomi su una performance di oltre due ore per me molto impegnativa.

G.F: Quale quindi il bilancio definitivo?

AB: Parlando con chi ha assistito, ho compreso che è rimasto in molti un senso di inconsapevolezza circa quale potesse essere considerata l’opera: se il percorso stesso, l’intera architettura, o le sculture che il visitatore poteva raccogliere e portare con sé. Certamente, ho capito le potenzialità e i limiti di questa pratica e come il mio flusso di pensiero e di esigenze possa essere condiviso e compreso. Gran Safari mi ha dato maggiore chiarezza sui progetti futuri, così come sul modo di pensare le mie opere e di immaginarle in contesti incantati. Lo spirito nostalgico della natura e la poetica del dono, uniti al mondo che abito e che vivo, sono ora al centro dei prossimi progetti con una nuova consapevolezza.

SS: Crash Test non è una mostra e ciò è rappresentato anche dal difficile rapporto col visitatore che non può fruire indicazioni quali il comunicato stampa o il foglio di sala. Gran Safari ha, più che mai, messo in luce questi aspetti ma, proprio nelle sue difficoltà, questo è stato per me uno tra gli esperimenti più efficaci, dove il tasso di imprevedibilità è stato persino più alto di ciò che aspettavo. Nel format proposto, d’altronde, il paragone con il mondo automobilistico è da subito evidente nel tentativo stesso di mostrare l’opera in tutta la sua problematicità, presupponendo così anche “esiti distruttivi”. Alessio Binda con Gran Safari ha saputo evidenziare la fase di riflessione che intercorre tra un lavoro e un altro e il passaggio che conduce a una riflessione più completa. Se comunque Crash Test è qualcosa che si può considerare “in progress” per chi crea e per chi cura, senza alcun risultato effettivo, resto da parte mia molto soddisfatta e guardo con curiosità al prossimo capitolo di quest’esperienza.

Giulia Floris

Il video documentario di Crash Test #4 Gran Safari è disponibile qui di seguito:

 

Ph Costanza Sartoris - Alessio Binda, Crash Test#4_Gran Safari
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